Santa Maria
della Vita

Complesso
Monumentale

 

 

 

Considerato il più importante complesso scultoreo in terracotta di tutto il Rinascimento italiano, il Compianto sul Cristo Morto di Niccolò dall’Arca è una tappa che non può mancare nell’itinerario di ogni viaggiatore in visita a Bologna. Un’opera d’arte di eccezionale potenza espressiva, che nel corso dei secoli ha affascinato studiosi e intellettuali, da Carlo Cesare Malvasia a Francesco Arcangeli a Gabriele D’Annunzio, che qui giunse in visita il 19 settembre del 1906 e fu così suggestionato dall’opera da appuntare sui suoi taccuini alcune riflessioni, con quell’espressione “urlo di pietra” che ancora oggi rappresenta l’immagine più intensa per descriverne l’esasperato realismo e la straordinaria drammaticità compositiva.

Posizionato a lato della cappella a destra dell’altare maggiore della chiesa, il gruppo, la cui data di composizione si colloca tra il 1463 e il 1494, fu commissionato all’artista dalla Confraternita dei Battuti Bianchi fondata due secoli prima e qui stanziatasi per assistere malati e bisognosi: originariamente in terracotta policroma, il Compianto si sviluppa attorno al corpo morto di Cristo, disteso su un feretro rettangolare, corpo sofferente ed emaciato attorno al quale si dispongono le figure a semicerchio, tutte a grandezza naturale. 

Ciascuna delle figure partecipa allo straziante dolore in maniera diversa: la Maddalena sembra interrompere la sua corsa verso il Cristo emettendo, pietrificata e incredula, un urlo, mentre la sua veste è sollevata dal vento. Maria di Cleofa si scherma con le mani in un moto di orrore, quasi a rifiutare la morte di Cristo. San Giovanni ammutolito, triste e silenzioso tenta di mantenere una compostezza nel dolore contrapponendosi al pianto disperato della Vergine, madre che ha perso il figlio. Maria Salome cerca di trattenere le lacrime aggrappandosi alle vesti e Giuseppe di Arimatea, inginocchiato vicino alla testa del Cristo, identificato dalle tenaglie e dal martello che regge nelle mani, guarda lo spettatore come a volerlo coinvolgere nella tragedia in atto. 

Il Compianto fu la prima opera realizzata a Bologna da Niccolò dall’Arca, originario della Puglia, come è testimoniato dall’incisione “OPUS NICOLAI DE APULIA” sul cuscino che regge la testa del Cristo: la presenza dell’artista in città è documentata a partire dal 1462. Un capolavoro che divenne fin da subito oggetto di culto, sia per il suo significato religioso che per il suo eccezionale valore artistico. Un’opera unica, dall’impressionate potenza espressiva e di grande realismo, nel novero dei più importanti capolavori dell’arte italiana.

 

 

"Infuriate dal dolore, dementate dal dolore erano le Marie. Una, presso il capezzale, tendeva la mano aperta come per non vedere il volto amato; e il grido e il singulto le contraevano la bocca, le corrugavano la fronte il mento il collo. Ascoltami. Puoi tu imaginare che cosa sia l'urlo pietrificato?
Puoi tu imaginare nel mezzo della tragedia cristiana l'irruzione dell'Erinni?"

Gabriele D'Annunzio, "Le Faville del Maglio", 1924

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